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lunedì 28 novembre 2022

Progetto Teatrando al QUIRINO presenta PIPPO PATTAVINA dal 29 al 4 dicembre

 


di Rosalba Lupo

I VICERÉ Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Federico De Roberto   con SEBASTIANO TRINGALI e con Rosario Minardi, Francesca Ferro, Rosario Marco Amato, Nadia De Luca, Giampaolo Romania, Francesco Maria Attardi, Elisa Franco, Pietro Barbaro, Giovanni Fontanrosa, Alessandra Falci, Giuseppe Parisi, regia GUGLIELMO FERRO.

I Vicerè stanno alla Storia del Nostro Paese ( in generale, non solo di quella del Meridione o della Sicilia) come i Buddenbrook stanno a quella tedesca: un affresco stupefacente delle trasformazioni, degli inganni, degli equivoci, dei dolori, delle miserie, degli appuntamenti mancati e dei fallimenti, lungo due generazioni. La famiglia degli Uzeda attraversa la faglia più clamorosa della nostra gestazione nazionale, dal remoto baroque dei Borbone alla scellerata modernità piemuntes. Pubblicato nel 1894 a Catania, dopo un percorso travagliato e soffertissimo, segna, con l’insuccesso clamoroso, tutta la carriera di De   Rosario Minardi, Francesca Ferro, Rosario Marco Amato, Nadia De Luca, Giampaolo Romania, Francesco Maria Attardi, Elisa Franco, Pietro Barbaro, Giovanni Fontanrosa, Alessandra Falci, Giuseppe Parisi. I Vicerè stanno alla Storia del Nostro Paese ( in generale, non solo di quella del Meridione o della Sicilia) come i Buddenbrook stanno a quella tedesca : un affresco stupefacente delle trasformazioni, degli inganni, degli equivoci, dei dolori, delle miserie, degli appuntamenti mancati e dei fallimenti, lungo due generazioni. La famiglia degli Uzeda attraversa la faglia più clamorosa della nostra gestazione nazionale, dal remoto baroque dei Borbone alla scellerata modernità piemuntes. Pubblicato nel 1894 a Catania, dopo un percorso travagliato e soffertissimo, segna, con l’insuccesso clamoroso, tutta la carriera di De Roberto; in questo, accomunandolo al suo illustre omologo Tomasi di Lampedusa ed al suo Gattopardo, umiliati entrambi in vita, glorificati post-mortem. La trasposizione scenica – ricca, viva, dinamica, kolossal – riesce a conservarne la freschezza narrativa, l’umorismo nero, lo stupore dell’intreccio narrativo; costruendo uno spettacolo umano, presentissimo e vitale sia nelle scene corali che in quelle più intime. L’Io narrante è affidato al personaggio più strepitoso del romanzo : Don Blasco, religioso per interesse, puttaniere, baro alle carte e nella vita, straripante di vizi, bulimico di cibo, vino, donne, tabacco e – soprattutto – di intelligenza e ironia. Un sorprendente anti-eroe, quale mai si era visto (e né mai se ne rivedrà) nel panorama manzoniano della nostra narrativa maggiore. Italianissimo nelle sue genialità quanto nelle miserie.

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