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lunedì 3 febbraio 2014

Chicche di moda di Nenella Impiglia

L’imprenditrice Nenella Impiglia esperta di moda ci svela Chicche e Aneddoti legati al mondo della moda. Questa settimana sul settimanale Vero la Chicca è la Borsa, portava le armi, oggi la borsa contiene i sogni delle donne.

B come borsa, dal greco byrsa, che significa cuoio, materiale con cui veniva confezionata e utilizzata, all'inizio per il trasporto di armi e utensili. Le prime borse di cui abbiamo testimonianza sono raffigurate nei graffiti rupresti preistorici, nel deserto dei Tessali in Algeria. Dall'XI al XVI secolo la “scarsella” rappresenta la tipologia più diffusa, usata dagli uomini e dalle donne, appesa al collo o alla cintura. 

Borsa Scarsella di fattura francese, pelle e ferro
Nel medioevo si utilizza l'aumòniére sarazinoise (elemosiniera saracena) per contenere le monete destinate alle elemosine, strumento necessario per guadagnarsi le indulgenze. Sostituita da manicotti nel 1500 e 1700 da tasche inserite nelle ampie vesti. Solo dopo la Rivoluzione Francese, con la moda Impero nasce la borsa vera e propria: la “reticola” (dal latino reticulum), per la prima volta appesa al braccio. Tra l'Ottocento e il Novecento, con la nascita della borghesia, questo accessorio diventa un simbolo dell'emancipazione femminile. Rispecchia la personalità di chi la indossa, lo status sociale, rappresenta la parte più segreta di una donna, una casa in miniatura che infonde sicurezza. 
Arriva  l'emancipazione femminile
La borsa ideale, come un paio di scarpe, non è mai stata legata alla necessità:riguarda i sogni, i desideri, la fuga dalla banalità.

(Pubblicato sul settimanale Vero n. 50 – 19 dicembre 2013)

lunedì 27 gennaio 2014

Chicche di moda di Nenella Impiglia

L’imprenditrice Nenella Impiglia esperta di moda ci svela Chicche e Aneddoti legati al mondo della moda. Questa settimana la Chicca sono i blue jeans, da Garibaldi a James Dean, ieri e oggi è sempre jeans.

B come blue jeans, capo basic del guardaroba con una lunga storia alle spalle. Blu come il colore del tessuto pesante, creato nel XVII secolo nella città francese di Nimes, da cui deriva la parola denim mentre jeans arriva da Genova, dove nel XVI secolo iniziò la grande esportazione di questo materiale. Col nome “blue de Gènes” si indicava un particolare tipo di telone di colore blu, utilizzato per le vele delle navi e per fare “calzoni da lavoro” per i marinai genovesi. E’ a partire dal 1850 che il termine jeans venne utilizzato per identificare non un tessuto, ma un determinato tipo di pantaloni, per merito di Levi Strass che, a San Francisco, lanciò un nuovo modello con cinque tasche per i cercatori d’oro.Lo stesso Giuseppe Garibaldi , nello sbarco dei Mille, indossò, come molti dei suoi garibaldini, un paio di “genovesi”, oggi conservati al Vittoriano. Fino alla seconda Guerra Mondiale rimase un abito di lavoro, per poi diventare indumento da tempo libero


Negli anni ’50, con il cinema americano e James Dean, è diventato divisa della “gioventù bruciata”e ha rappresentato il simbolo della contestazione. Poi si è allungato, accorciato, è diventato a campana, a sigaretta, ricamato, con strappi, fino ad arrivare ai nostri giorni.

(Pubblicato sul settimanale Vero n. 49 – 11 dicembre 2013)

venerdì 10 gennaio 2014

Chicche di moda di Nenella Impiglia

L’imprenditrice Nenella Impiglia esperta di moda ci svela  la Chicca: il bikini, bomba atomica della seduzione femminile.


B come bikini, simbolo di femminilità sin dal 1946, quando fu ideato e realizzato dal designer francese Louis Réard: due striminzite strisce di stoffa, peraltro già in uso nell’antichità da atlete e danzatrice greche e romane. Il designer lo chiamò come l’atollo del Pacifico, dove gli americani, dal ’46, effettuarono test nucleari. <Il mio costume avrà un effetto simile a quello di un’esplosione, ma benefica e, grazie a questo due-pezzi, le donne diventeranno bombe di seduzione>, asseriva Réard, ma anche di grande scandalo.
Louis Réard
Considerato un indumento indecente perché lasciava vedere l’ombelico,
il bikini non ebbe vita facile all’inizio: in Italia fu censurato fino alla metà degli Anni ’50 per “offesa al pubblico pudore”. Ci furono anche multe e qualche arresto. Fu solo grazie alle star del cinema che riuscì ad entrare nel guardaroba delle donne comuni. La consacrazione arrivò nel ’56 con Brigitte Bardot che lo indossò nel film "E Dio creò la donna" e sulle spiagge di St. Tropez

Da allora il mito del bikini non ha mai vacillato, è stato sempre più ridotto, reinterpretato, diventando feticcio come quello bianco indossato da Ursula Andress in 007 – Licenza di uccidere e venduto all’asta per 130 milioni di lire. E’ molto cambiato negli anni come del resto il nostro comune senso del pudore.

(Pubblicato sul settimanale Vero n. 48 – 5 dicembre 2013)

martedì 24 dicembre 2013

Chicche di moda di Nenella Impiglia

L’imprenditrice Nenella Impiglia esperta di moda ci svela ogni settimana sul settimanale VERO chicche e aneddoti di moda. Parliamo di Bijou: per sentirsi come una Diva di Hollywood.



B come bijou, termine utilizzato per indicare un oggetto non prezioso, ma importante. Già nell’antico Egitto gli artigiani lavoravano abilmente il vetro, per imitare pietre preziose come i lapislazzuli. Lo storico latino Plinio ci ha tramandato come distinguere una pietra autentica da una falsa e la cognizione che l’antica Roma era diventata nota per le sue perle di imitazione, chiamate appunto “Perle Romane”, di gran moda all’epoca. L’arte del bijou nacque nel 1700 con la funzione di proteggere gli oggetti preziosi, custoditi in altri luoghi.
Antico   Egitto
Da semplice copia di un originale di valore, con il tempo ha acquisito una sua vera identità. Nel
1920 si diffuse in Francia la moda del “falso”, realizzato con materiali non preziosi, ma di grande effetto estetico. I veri promotori furono gli Americani, che lo trasformarono in un settore produttivo, grazie a importanti nomi come Eisenberg, Wendy Gell, Boucher o l’italo americano Gustavo Trifari, amato da Marlene Dietrich.

Adorati dalle dive di Hollywood gioielli falsi, molto scenografici, vennero usati per la prima volta nel film Via col Vento per evitare l’elevato costo dell’affitto di quelli veri. Originalità, estro, fantasia e buona fattura rappresentano il successo della bigiotteria: se un diamante è per sempre, uno strass è per tutte.



(Pubblicato sul settimanale Vero n.47 - 28 novembre 2013)

venerdì 20 dicembre 2013

Chicche di moda di Nenella Impiglia

L’imprenditrice Nenella Impiglia esperta di moda ci svela chicche e aneddoti legati al mondo della moda. Questa settimana un'altra chicca, parliamo dei Bermuda: aristocratica comodità da evitare in città.
B come bermuda, pantalone che arriva più o meno alle ginocchia. Il nome deriva dalla sua diffusione nell’arcipelago delle Bermuda dove viene indossato anche nelle occasioni formali, abbinato a giacca e cravatta. Nasce, tuttavia, come escamotage al divieto imposto da una legge locale alle donne di mostrare le gambe completamente nude. La leggenda fa risalire però la sua origine all’inizio del 1800, in una sala da thè delle Bermuda, ritrovo dei soldati della marina britannica, per rispondere alle lamentele del personale a causa del caldo. La soluzione ovvia per il gestore fu quella di tagliare i pantaloni della divisa sopra il ginocchio, esempio seguito dal contrammiraglio Mason Bernidge per i suoi ufficiali. 

 

Dal 1890 i bermuda si diffusero anche nel resto del mondo, relegati per lo più all’ambiente sportivo, come il modello”zuava” utilizzato dai giocatori di golf. Nel 1932 il tennista Bunny Austin li indossò per la prima volta durante un campionato a New York
 




Riservati a un ristretto circolo di aristocratici e intellettuali per il loro tempo libero, dalla metà del XX secolo i bermuda sono entrati a far parte dell’abbigliamento maschile e femminile di tutte le età, sebbene con alcune riserve di eminenti arbiter elegantiae: “mai indossarli in città

(Pubblicato sul settimanale Vero n.46- 21 novembre 2013)

mercoledì 27 novembre 2013

Chicche di moda di Nenella Impiglia


L’imprenditrice Nenella Impiglia esperta di moda ci svela Chicche e Aneddoti legati al mondo della moda. Questa settimana la Chicca è la Rivoluzionaria Storia del Basco.

B come basco, cappello di panno privo di falde e visiera e utilizzato per la prima volta dai contadini dei Paesi Baschi, da cui ha preso il nome. In Italia, fino al 2° dopoguerra, era comunissimo come copricapo della classe operaia, celebre quello indossato dal leader socialista Pietro Nenni. Nel vestiario militare fu indossato in primis dagli Chasseurs Alpins francesi nel 1888, dai carristi inglesi in africa, nella seconda guerra mondiale e, durante la resistenza, dagli antifascisti e dai partigiani italiani e francesi. La praticità, la flessibilità del materiale e l’ economicità della sua produzione hanno contribuito alla sua diffusione nell’ambiente militare. Agli inizi del ‘900 il basco venne adottato anche dagli artisti bohémiens, come il pittore Pablo Picasso, diventando il simbolo del loro stile anticonvenzionale.


Nel 1920 entra in gran voga in tutta l’Europa e diventa il cappello irrinunciabile delle donne alla moda arricchito di fiori, penne, nastri.  Accessorio cult negli anni ’30-’40, riprende valore nel decennio della swinging London e rilanciato da Faye Dunaway nel film Bonnie and Clyde negli anni ’70. Rimane tuttora di grande attualità, reinterpretato da vari stilisti, impreziosito da perle, pietre, borchie,




anche se il basco icona resta lo storico nero con stella rossa di Che Guevara immortalato nella foto più diffusa al mondo.









(Pubblicato sul settimanale Vero n.44- 7 novembre 2013)

martedì 19 novembre 2013

Chicche di moda di Nenella Impiglia


L’imprenditrice Nenella Impiglia esperta di moda ci svela chicche e aneddoti legati al mondo della moda. Questa settimana la chicca è Dall’uomo primitivo a oggi, l’evoluzione dell’accessorio.



A come accessorio. La sua etimologia (dal latino eccedere, aggiungere, accrescere) gli conferisce un’importanza che va aldilà del concetto di secondario o superfluo. La sua storia rivela ciò che siamo stati e chi siamo oggi. L’uomo primitivo si adornava con ossa, conchiglie, pietre, piume che trasformava in collane, bracciali, anelli, cinture, diademi. La donna etrusca indossava vestiti di lino arricchiti di lamine d’oro, stretti da cinture decorate con ricami e frange colorate e sfoggiava gioielli preziosi come spille, fibule, orecchini e bracciali.


Originali anche le calzature: sandali, zoccoli con pianta snodabile tramite cerniere, soprascarpe rivestite di sottili lamine di bronzo per i giorni di pioggia e scarpe di modello orientale, ornati di nastri colorati, borchie e catenine. Gli accessori raccontano epoche, entrano nel mito, grazie anche al mondo del cinema: indimenticabili sono stati la bombetta e il bastone di Chaplin,
il cappello di Indiana Jones, il Borsalino di Bogart, i tacchi vertiginosi e i sandali “effetto nudo” di Marylin, i max occhiali da sole neri dal taglio “cat-eye” di Audrey Hepburn


e gli “aviator” di Cruise in Top Gun, il filo di perle, il foulard annotato sotto il mento di Grace Kelly e la sua borsa Hermès.   




(Pubblicato sul Settimanale Vero n.41- 10 ottobre 2013)

sabato 9 novembre 2013

Chicche di moda di Nenella Impiglia



L'imprenditrice Nenella Impiglia esperta di moda periodicamente ci svela chicche e aneddoti legati a questo mondo fantastico.



A come Acconciatura, un elemento importante dell’abbigliamento, fin dall’antichità. Le donne egiziane di rango elevato ornavano capelli e parrucche con nastri, gioielli, fasce dorate; le matrone greche usavano lamine metalliche per ottenere boccoli che raccoglievano in chignon impreziositi da spilloni, reticelle, diademi, pietre preziose; le romane arricciavano i capelli con ferri roventi. Le acconciature divennero sempre più complicate e sfarzose soprattutto dopo il XVI secolo. La più in voga era il modello a “sellino”, una sorta di conca di capelli sormontata da incredibili decorazioni: fiori, palme, uccelli imbalsamati, modellini di navi. La più grande rivoluzione la porteranno gli anni ’20, con il taglio alla “garçonne”, simbolo dell’emancipazione femminile.


Dalla fine della 2^  Guerra mondiale saranno i personaggi dello spettacolo i modelli a cui ispirarsi: il biondo platino di Marilyn, la coda di cavallo di B.B., lo chignon a banana di Audrey. Poi verrà la moda del caschetto, il “bob” di Vidal Sassoon, delle cotonature, le parrucche e le chiome lunghe dei “capelloni”. Anche se Socrate soleva dire: <L’erba non cresce sulle vie troppo battute>, (attribuendo  la sua calvizie all’intensa attività  cerebrale), i capelli sono lo specchio del nostro inconscio.

(Pubblicato sul settimanale Vero n.42-24 ottobre 2013 )

giovedì 6 dicembre 2012

Vic Matié, Vic e O.X.S. SCARPE GIUSTE AI PIEDI GIUSTI

         ALL' ANTICA  FORNACE  di  Serra de’ Conti

Parliamo di scarpe e lo facciamo con la nota imprenditrice marchigiana Nenella Impiglia nella magnifica Fornace di Serra de’ Conti, un luogo che insieme al marito Renato Curzi hanno voluto recuperare, un patrimonio storico fiore all’occhiello della Linea Marche  leader nel campo delle calzature. 
L'imprenditrice Nenella Impiglia in uno degli ingressi dell'antica fornace
L’imprenditrice ci spiega che gran parte dell’architettura marchigiana si contraddistingue per l’uso diffuso del mattone, prodotto tipico della regione, l’esistenza di molteplici fornaci ne hanno caratterizzato la storia sociale, economica e di costume della Regione Marche.Uno splendido esempio è questa fornace di Serra de’ Conti nella provincia di Ancona, costruita nel 1884, come risulta dagli archivi storici della Camera di Commercio. E’ l’esemplare più antico di fornace di tipo Hoffmann della Regione Marche e una delle rarissime fornaci esistenti in Europa a pianta circolare. Trattasi inoltre di una delle prime attività industriali della zona, allora  prevalentemente agricola.
L'interno dell'antica fornace ristrutturata
L’ultima “sfornaciata” risale al 1971. Tutto il complesso della “Antica Fabbrica Laterizi”, abbandonato sin dai primi anni settanta, è stato acquistato e recuperato dal calzaturificio Linea Marche Spa, proprietario dei marchi Vic Matié, Vic e O.X.S. e guidato da oltre trenta anni dall’imprenditore Renato Curzi. Particolare e bellissimo il forno circolare,  ora destinato a spazio espositivo e luogo di rappresentanza, in un ambiente dove rivive la magia dei vecchi tempi, degli impasti e delle cotture.
NENELLA IMPIGLIA  e SYLVESTER STALLONE 
anche lui ha indossato scarpe O.X.S per un film

La fornace è divenuta così una stupenda opera di archeologia industriale, ricondotta in maniera moderna, lasciando intatto l’antico aspetto estetico, vanto del paese e di tutti i suoi cittadini.

Nei suggestivi locali dell'essiccatoio di un tempo, in un ambiente  reso ancor più incantevole ed accogliente dall’abbinamento degli originali mattoni in laterizio con l’arredamento moderno dai materiali caldi come il legno di abete invecchiato, è stato aperto il nuovo punto vendita della Linea Marche. 
Showroom
 Nel factory store si possono acquistare le attuali collezioni dei marchi Vic Matié, Vic e O.X.S.: le scarpe, le borse, gli accessori si ispirano alle ultime tendenze e sono indossati  da tanti vip e celebrities nazionali e internazionali che hanno preferito questo brand. Andiamo al piano superiore con la signora Impiglia dove è stato ricavato lo showroom aziendale, sede di rappresentanza per i meeting con gli agenti e le campagne vendita per il centro Italia.
NENELLA  IMPIGLIA  con  MERYL  STREEP la Star porta scarpeVic Matié
Inoltre la vecchia casa della Fornace è stata restaurata per ricavarne un ristorante “Coquus fornacis” di Giacomelli Marco dove si possono apprezzare le specialità della tradizione gastronomica locale come la famosa “cicerchia in pagnotta di farro”, il tutto accompagnato dagli ottimi verdicchi marchigiani.
L’annessa foresteria, con servizio di affittacamere esclusivo, solo 8 posti letto, offre l’opportunità unica di trascorrere week end rilassanti in un’atmosfera che sembra sospesa nel tempo.
“L’obiettivo di un’azienda é diffondere in modo moderno la cultura d’impresa” asserisce l’imprenditrice, specialmente tra i giovani come fa Linea Marche e di investire in questa direzione, per poter comunicare che “dietro” alle scarpe che creiamo, ai nostri marchi, esistono valori quali storia, cultura, tradizione che sono parti integranti del nostro “Made in Marche”.


esposizione interno fornace dei marchi Vic Matiè, Vic, O.X.S.